La gente del campo Primavera:
"La pace sia con voi. Siamo siriani di Homs, del quartiere di Bab Amr. Dall'inizio della guerra siamo da prima rimasti per 8 mesi nell'assedio di Homs, poi per 7 o 8 mesi abbiamo continuato a spostarci da una zona l'altra in Siria, alla ricerca di una zona sicura, senza combattimenti. Per 7 mesi abbiamo vissuto così, con le nostre famiglie e i nostri figli. In seguito siamo tornati alle nostre case per un mese, ma era impossibile vivere là a causa dei bombardamenti aerei e dell'artiglieria.
Ci siamo rifugiati in Libano in cerca di pace e sicurezza per noi e per i nostri figli e adesso viviamo qui in un campo di tende. Soffriamo il caldo, il freddo e la pioggia e abbiamo paura degli incendi. ln questo campo abitano famiglie di Homs, del quartiere di Bab Amr e dei villaggi intorno alla città. Ci siamo rifugiati in Libano in cerca di sicurezza, ma neanche qui ci sentiamo al sicuro. Vogliamo vivere con dignità, in pace e al sicuro con le nostre famiglie e con i nostri figli. Ci siamo rifugiati qui per poter sopravvivere, per proteggere le nostre vite e quelle dei nostri figli, ma non è questo quello che abbiamo trovato in Libano.
Cerchiamo di affrontare questa situazione ed essere autonomi, ma non c'è lavoro ed è difficile andare avanti. Abbiamo cercato lavoro, ma qui non c'è lavoro. Non possiamo permetterci di affittare una casa, per questo viviamo in un campo.
La vita nei campi profughi è dura, di giorno e di notte. Di giorno soffriamo il caldo, di notte il freddo. I nostri figli sopportano con difficoltà queste condizioni - la polvere, il fango, la terra... è una vita dura. Grazie a Dio siamo arrivati fin qui, ma cerchiamo qualcosa di meglio - cerchiamo lavoro e sicurezza. Siamo arrivati qui e abbiamo costruito questo campo, con le nostre forze e con quello che avevamo. Qui abbiamo incontrato un gruppo di italiani - Abu Toni (Alberto), Cristina, Corrado, Giovanni, Marta, Gennaro - mister Colomba (Operazione Colomba) e loro ci hanno dato la forza di continuare a vivere insieme. Senza di loro non saremmo riusciti a continuare a vivere nel campo. Insieme a noi e ai nostri figli hanno sofferto il caldo, il freddo e la fame. Viviamo insieme e ci aiutiamo a vicenda.
In Libano siamo non siamo trattati come rifugiati ma come turisti. Tutto è caro e non c'è lavoro, è difficile riuscire a procurarci le cose più essenziali, cibo e vestiti. Speriamo che le cose vadano meglio, di poter tornare in Siria o venire in Italia."
Partecipano al progetto:
Giovanni Marinelli è laureato in lingua araba / traduzione, ha lavorato per tre anni in Siria e Libano come insegnante di italiano per stranieri. Ha preso parte a due viaggi esplorativi di Operazione Colomba in Libano, vivendo per 3 mesi nei campi dei profughi siriani nel Nord del paese.
Clara Cibrario Assereto ha ricoperto il ruolo di ricercatrice e project manager al Senseable City Lab dell'MIT di Boston fino al termine del 2014, occupandosi di sviluppo regionale e urbano, e smart cities. Oggi vive a Milano. Ha vissuto e studiato a Damasco per alcuni mesi nel 2009.
Manuela Erroi si è laureata all'accademia di Brera, Milano. Finiti gli studi partecipa al Photissima Art di Torino e collabora alla realizzazione della mostra di Luciano Schifano, artista fiorentino. Dopo questa esperienza decide di stabilirsi a Firenze.
"La pace sia con voi. Siamo siriani di Homs, del quartiere di Bab Amr. Dall'inizio della guerra siamo da prima rimasti per 8 mesi nell'assedio di Homs, poi per 7 o 8 mesi abbiamo continuato a spostarci da una zona l'altra in Siria, alla ricerca di una zona sicura, senza combattimenti. Per 7 mesi abbiamo vissuto così, con le nostre famiglie e i nostri figli. In seguito siamo tornati alle nostre case per un mese, ma era impossibile vivere là a causa dei bombardamenti aerei e dell'artiglieria.
Ci siamo rifugiati in Libano in cerca di pace e sicurezza per noi e per i nostri figli e adesso viviamo qui in un campo di tende. Soffriamo il caldo, il freddo e la pioggia e abbiamo paura degli incendi. ln questo campo abitano famiglie di Homs, del quartiere di Bab Amr e dei villaggi intorno alla città. Ci siamo rifugiati in Libano in cerca di sicurezza, ma neanche qui ci sentiamo al sicuro. Vogliamo vivere con dignità, in pace e al sicuro con le nostre famiglie e con i nostri figli. Ci siamo rifugiati qui per poter sopravvivere, per proteggere le nostre vite e quelle dei nostri figli, ma non è questo quello che abbiamo trovato in Libano.
Cerchiamo di affrontare questa situazione ed essere autonomi, ma non c'è lavoro ed è difficile andare avanti. Abbiamo cercato lavoro, ma qui non c'è lavoro. Non possiamo permetterci di affittare una casa, per questo viviamo in un campo.
La vita nei campi profughi è dura, di giorno e di notte. Di giorno soffriamo il caldo, di notte il freddo. I nostri figli sopportano con difficoltà queste condizioni - la polvere, il fango, la terra... è una vita dura. Grazie a Dio siamo arrivati fin qui, ma cerchiamo qualcosa di meglio - cerchiamo lavoro e sicurezza. Siamo arrivati qui e abbiamo costruito questo campo, con le nostre forze e con quello che avevamo. Qui abbiamo incontrato un gruppo di italiani - Abu Toni (Alberto), Cristina, Corrado, Giovanni, Marta, Gennaro - mister Colomba (Operazione Colomba) e loro ci hanno dato la forza di continuare a vivere insieme. Senza di loro non saremmo riusciti a continuare a vivere nel campo. Insieme a noi e ai nostri figli hanno sofferto il caldo, il freddo e la fame. Viviamo insieme e ci aiutiamo a vicenda.
In Libano siamo non siamo trattati come rifugiati ma come turisti. Tutto è caro e non c'è lavoro, è difficile riuscire a procurarci le cose più essenziali, cibo e vestiti. Speriamo che le cose vadano meglio, di poter tornare in Siria o venire in Italia."
Partecipano al progetto:
Giovanni Marinelli è laureato in lingua araba / traduzione, ha lavorato per tre anni in Siria e Libano come insegnante di italiano per stranieri. Ha preso parte a due viaggi esplorativi di Operazione Colomba in Libano, vivendo per 3 mesi nei campi dei profughi siriani nel Nord del paese.
Clara Cibrario Assereto ha ricoperto il ruolo di ricercatrice e project manager al Senseable City Lab dell'MIT di Boston fino al termine del 2014, occupandosi di sviluppo regionale e urbano, e smart cities. Oggi vive a Milano. Ha vissuto e studiato a Damasco per alcuni mesi nel 2009.
Manuela Erroi si è laureata all'accademia di Brera, Milano. Finiti gli studi partecipa al Photissima Art di Torino e collabora alla realizzazione della mostra di Luciano Schifano, artista fiorentino. Dopo questa esperienza decide di stabilirsi a Firenze.