Come nasce il progetto
"L’idea di costruire case di terra e paglia in un campo di rifugiati siriani in Libano ha iniziato a prendere forma un anno fa, quando ho passato una notte a Taanayel – nella valle della Beqaa, Libano – in un ostello di case di terra e paglia. L’ostello è stato costruito da un’organizzazione libanese per promuovere una tecnica di costruzione tradizionale di Siria e Libano – anche il centro di Damasco è fatto di case di terra e paglia.
Era aprile 2014 ed ero in Libano con Operazione Colomba nel mio secondo viaggio esplorativo. La prima volta avevo accompagnato Alberto Capannini a conoscere il paese e i rifugiati siriani in Libano (settembre 2013), come guida e interprete. Poi per tre mesi (marzo – maggio 2014), insieme a volontari di Operazione Colomba, ho vissuto nei campi dei rifugiati siriani nel Nord del Libano in paese vicino al confine siriano (Tell ‘Abbas). In un campo vicino abitava una famiglia allargata di rifugiati siriani, scappati da Homs dopo un anno di assedio e in Libano già da molti mesi.
A Taanayel avevo comprato un manuale sulla costruzione delle case di terra e paglia – « bayt arkhas » – e al ritorno l’ho mostrato alla gente del campo. La matriarca del clan mi ha detto che lei viveva in campagna, prima di sposarsi e trasferirsi a Homs, e mi ha raccontato che da piccola insieme alla sua famiglia aveva costruito la casa di terra e paglia in cui era cresciuta.
Questa storia mi ha affascinato, ho iniziato a pensare che sarebbe bello che loro stessi, dopo aver perso le loro case sotto i bombardamenti, potessero con le loro mani e il loro lavoro costruire nuove case in cui vivere – case belle, comode e ecologiche. Ho incontrato nuovamente i maestri costruttori che mi hanno spiegato che per costruire una casa di 4 x 6 metri servono circa 500 USD di materiali e 15-20 giorni di lavoro di una squadra di 5 lavoratori; i lavori vanno fatti d’estate – da maggio a ottobre in Libano – perché i mattoni di terra e paglia (« leben ») devono seccare al sole.
A metà aprile ho chiamato la gente del campo su skype. Quando li ho sentiti mi hanno detto che entro il 17 aprile dovevano pagare l’affitto della terra (3.200 USD l’anno) e non sapevano come fare. L’affitto era stato pagato fino a quel momento da un attivista siriano che gestiva finanziamenti provenienti dai paesi arabi, ma questa persona è stata costretta a lasciare il Libano per motivi politici e i finanziamenti si sono interrotti. Gli abitanti del campo rischiavano quindi di essere sfrattati e ritrovarsi per strada.
Operazione Colomba ha trovato un’associazione libanese che ha fatto una donazione di 800 USD, ma il proprietario della terra non poteva accettare un pagamento a rate. Ho deciso di pagare di tasca mia i 2.200 USD che mancavano perché potessero restare sulla terra per un altro anno. Poi Alberto Capannini ha deciso di anticipare 1.000 euro che Operazione Colomba dovrebbe recuperare con attività di raccolta fondi, ed ha portato i soldi al campo. Siamo così riusciti a pagare l’affitto del campo fino ad aprile 2016. Il contratto quinquennale di affito della terra del campo prevede la possibilità di edificare, e il comune di Tell Abbas autorizzerebbe le costruzioni."
"L’idea di costruire case di terra e paglia in un campo di rifugiati siriani in Libano ha iniziato a prendere forma un anno fa, quando ho passato una notte a Taanayel – nella valle della Beqaa, Libano – in un ostello di case di terra e paglia. L’ostello è stato costruito da un’organizzazione libanese per promuovere una tecnica di costruzione tradizionale di Siria e Libano – anche il centro di Damasco è fatto di case di terra e paglia.
Era aprile 2014 ed ero in Libano con Operazione Colomba nel mio secondo viaggio esplorativo. La prima volta avevo accompagnato Alberto Capannini a conoscere il paese e i rifugiati siriani in Libano (settembre 2013), come guida e interprete. Poi per tre mesi (marzo – maggio 2014), insieme a volontari di Operazione Colomba, ho vissuto nei campi dei rifugiati siriani nel Nord del Libano in paese vicino al confine siriano (Tell ‘Abbas). In un campo vicino abitava una famiglia allargata di rifugiati siriani, scappati da Homs dopo un anno di assedio e in Libano già da molti mesi.
A Taanayel avevo comprato un manuale sulla costruzione delle case di terra e paglia – « bayt arkhas » – e al ritorno l’ho mostrato alla gente del campo. La matriarca del clan mi ha detto che lei viveva in campagna, prima di sposarsi e trasferirsi a Homs, e mi ha raccontato che da piccola insieme alla sua famiglia aveva costruito la casa di terra e paglia in cui era cresciuta.
Questa storia mi ha affascinato, ho iniziato a pensare che sarebbe bello che loro stessi, dopo aver perso le loro case sotto i bombardamenti, potessero con le loro mani e il loro lavoro costruire nuove case in cui vivere – case belle, comode e ecologiche. Ho incontrato nuovamente i maestri costruttori che mi hanno spiegato che per costruire una casa di 4 x 6 metri servono circa 500 USD di materiali e 15-20 giorni di lavoro di una squadra di 5 lavoratori; i lavori vanno fatti d’estate – da maggio a ottobre in Libano – perché i mattoni di terra e paglia (« leben ») devono seccare al sole.
A metà aprile ho chiamato la gente del campo su skype. Quando li ho sentiti mi hanno detto che entro il 17 aprile dovevano pagare l’affitto della terra (3.200 USD l’anno) e non sapevano come fare. L’affitto era stato pagato fino a quel momento da un attivista siriano che gestiva finanziamenti provenienti dai paesi arabi, ma questa persona è stata costretta a lasciare il Libano per motivi politici e i finanziamenti si sono interrotti. Gli abitanti del campo rischiavano quindi di essere sfrattati e ritrovarsi per strada.
Operazione Colomba ha trovato un’associazione libanese che ha fatto una donazione di 800 USD, ma il proprietario della terra non poteva accettare un pagamento a rate. Ho deciso di pagare di tasca mia i 2.200 USD che mancavano perché potessero restare sulla terra per un altro anno. Poi Alberto Capannini ha deciso di anticipare 1.000 euro che Operazione Colomba dovrebbe recuperare con attività di raccolta fondi, ed ha portato i soldi al campo. Siamo così riusciti a pagare l’affitto del campo fino ad aprile 2016. Il contratto quinquennale di affito della terra del campo prevede la possibilità di edificare, e il comune di Tell Abbas autorizzerebbe le costruzioni."
Giovanni Marinelli
Pensiamo che l’idea di costruire due case e i bagni abbia adesso ancora più senso di prima: se il progetto riesce oltre ad avere una casa confortevole, fresca d’estate e calda d’inverno e ad avere bagni comuni per sé e per il campo vicino, gli abitanti del campo potrebbero pagare l’affitto della terra anche per l'anno successivo, grazie ai soldi guadagnati lavorando alla costruzione. Infine, imparerebbero una tecnica di costruzione a basso costo, rispettosa dell’ambiente e facilmente utilizzabile, e avrebbero a loro disposizione gli attrezzi per eventualmente continuare a costruire.